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DL Cura Italia, oggi in Assemblea il voto di fiducia. Misiani (Sottosegr. MEF): “Nel testo, primo importante intervento sul versante della liquidità alle imprese”

L’Assemblea al Senato è convocata per questa mattina per il seguito dell’esame del ddl n. 1766, di conversione in legge del decreto-legge n. 18 Cura Italia, avviato ieri, con la relazione del Presidente Pesco. Il Governo ha preannunciato l’intenzione di porre la questione di fiducia sull’approvazione del provvedimento: la Conferenza dei Capigruppo ha pertanto stabilito che nella seduta del 9 aprile si svolgeranno, a partire dalle 10 e con diretta su RaiTre, la discussione generale (per un’ora e 20 minuti) e le dichiarazioni di voto. Seguirà la chiama intorno alle 12.40. Il testo prima di approdare in Assemblea ha ricevuto parere non ostativo sul testo e parere in parte non ostativo con condizioni, in parte non ostativo con osservazioni, in parte non ostativo sugli emendamenti da parte della I Commissione. Sul tema “della liquidità delle imprese. Adesso uscirà questo decreto. Avete fatto, anche qui, dichiarazioni roboanti: 750 miliardi. Come se regalaste soldi a tutti! Signori, vi dico che, questi non sono soldi regalati: questi sono nuovi debiti che molte imprese dovranno contrarre, nuovi debiti. Tra l’altro, il meccanismo sembra che funzioni solo fino a 25.000 euro, perché c’è la garanzia al 100 per cento dello Stato. Da lì in su, anche fino a 800.000, il rischio vero è che si comincia con le valutazioni bancarie, con il merito di credito, con il rating e tutta quella burocrazia – poi, magari, speriamo di sbagliarci – e le imprese vedranno i soldi fra tre o quattro mesi, quando ormai sarà troppo tardi. Serviva una garanzia molto più forte, da questo punto di vista, ma anche qui, purtroppo, non vi siete spinti oltre quelle che sono le regole europee, le solite regole europee cui bisogna sempre dare totale ossequio. Era forse meglio andare in infrazione – lo diciamo chiaramente – per aiutare le nostre imprese in questo momento di difficoltà, dare loro una mano seria e, soprattutto, anche la capacità di potere, in qualche modo, per andare in una certa direzione”, ha detto in Assemblea durante la discussione generale al testo il senatore Romeo (L-SP-PSd’Az). “In queste settimane era necessaria anche una prima risposta per le imprese, per i tanti lavoratori e le partite IVA alle quali abbiamo chiesto il sacrificio più grande, quello di stare a casa; certamente lo abbiamo fatto per il bene di tutti, ma comunque è un sacrificio che si traduce per molti in una riduzione o troppo spesso in un totale azzeramento dei profitti e dei guadagni. Per questo abbiamo previsto l’estensione nell’intero territorio nazionale a tutti i dipendenti, a tutti i settori produttivi, della cassa integrazione in deroga; a quei datori di lavoro abbiamo dato la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione per nove settimane. Per le partite IVA abbiamo previsto un indennizzo di 600 euro e su questo punto vorrei soffermarmi. Siamo tutti consapevoli che non bastano; Italia Viva da subito ha chiesto che questa misura fosse rafforzata per dare una risposta a tantissimi lavoratori e professionisti. Il Governo, però, è stato chiaro: quella di 600 euro è stata una prima misura emergenziale. Non è questo il momento di approfondire quanto è successo con le procedure INPS per la richiesta dei 600 euro, ma in questa sede desidero ringraziare il Governo e il ministro Gualtieri che hanno ascoltato le nostre richieste e hanno già annunciato che nel prossimo provvedimento il sostegno sarà aumentato, come sarà ampliata la platea dei soggetti che riceveranno un sostegno da parte dello Stato. Questi andranno ad aggiungersi a quelli già previsti nel provvedimento in discussione: penso ad esempio ai 300 milioni del fondo di ultima istanza per gli esclusi dall’indennità di 600 euro. Noi non ci fermiamo. Appena qualche giorno fa è stato varato dal Governo un decreto-legge che sostiene in maniera poderosa la liquidità delle imprese con garanzie pubbliche sui prestiti per un valore di 400 miliardi. Come abbiamo sostenuto fin dall’inizio di questa crisi, l’aiuto alle aziende, ai commercianti, agli artigiani, ai professionisti, alle partite IVA del nostro Paese è essenziale per garantire e salvaguardare i posti di lavoro. Se le aziende vanno a picco per la mancanza di liquidità, perdiamo i posti di lavoro e il conseguente rischio non sarebbe più quello di morire a causa del virus , ma di morire o vedersi rovinata la vita per la mancanza di uno stipendio”, ha aggiunto il Senatore Comincini (IV-PSI). “Viviamo un momento di difficoltà del tutto eccezionale. Di conseguenza, eccezionali devono essere le misure e i tempi di approvazione dei provvedimenti che le contengono, soprattutto perché il cosiddetto decreto cura Italia deve essere inquadrato in un più ampio mosaico di provvedimenti di cui già fa parte il decreto-legge liquidità recentemente approvato in Consiglio dei ministri e di cui faranno parte l’ulteriore decreto atteso per metà aprile e tutti gli altri provvedimenti necessari a prolungare, ove servisse, le misure a tutela della salute e conseguentemente di famiglie, lavoratori e imprese. Si tratta, quindi, di un insieme organico di misure con le quali stiamo cercando di creare la migliore rete possibile di protezione intorno alle famiglie, ai lavoratori, alle piccole imprese, agli artigiani, ai commercianti, a tutti coloro che in un momento come questo sono coinvolti in prima linea nelle attività di contrasto agli effetti del virus. In questo momento le priorità sono il contenimento dell’epidemia e il rafforzamento della capacità di risposta del sistema sanitario, nonché il sostegno di lavoratori, famiglie e imprese. L’azione pubblica deve garantire le risorse necessarie al rafforzamento delle attività di prevenzione della diffusione del contagio e degli interventi di cura a favore dei contagiati per mitigare le conseguenze dell’aumento dei casi da trattare. Al tempo stesso, però, l’azione pubblica deve offrire certezze e garanzie per indurre le imprese a non licenziare, evitando di ridurre i redditi delle famiglie e per metterle in condizioni di superare le difficoltà connesse sia con la forte flessione della domanda, sia con la diffusione del contagio e con le misure di prevenzione dello stesso. Il decreto cura Italia si muove lungo queste direttrici e rappresenta una prima ingente risposta all’emergenza: 25 miliardi di euro stanziati per fronteggiare la sanità, ampliare gli ammortizzatori sociali a tutela del lavoro, dare ossigeno alle imprese, con la sospensione di tutta una serie di adempimenti fiscali e contributivi e con un primo potenziamento del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese. E anche qui facciamo attenzione, perché l’ulteriore estensione della sospensione degli adempimenti tributari che il cosiddetto decreto cura Italia prevede per le aziende entro i 2 milioni di fatturato nei settori produttivi più colpiti è stata già inserita all’interno del cosiddetto decreto liquidità, che ha nettamente esteso le soglie di fatturato, così come anche l’ulteriore potenziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, già rafforzato con un miliardo e mezzo di euro aggiuntivi nel cosiddetto decreto cura Italia è stato anch’esso già inserito nel decreto liquidità, che prevede di portare la dotazione dello stesso fondo a 7 miliardi di euro”, ha continuato il senatore Accoto (M5S). “Il secondo obiettivo era la tutela del lavoro, nel senso più ampio possibile: il lavoro dipendente, che abbiamo cercato di tutelare estendendo la cassa integrazione a tutte le imprese, a prescindere dalla dimensione e dal settore di appartenenza, ma anche il mondo del lavoro autonomo e professionale, che mai in questo Paese aveva avuto accesso agli ammortizzatori sociali. Questa purtroppo è la storia del welfare italiano, che per la prima volta, pur con tutti i limiti, da questo provvedimento riceve un sostegno massiccio di oltre 3 miliardi di euro, che vanno a beneficio di 5 milioni di lavoratori autonomi e professionali. È, ripeto, un intervento migliorabile. Siamo tutti consapevoli dei disagi, delle difficoltà, del fatto che questi soldi devono arrivare e ci auguriamo che arrivino prima possibile, ma per la prima volta il Paese si prende carico in modo strutturale di una parte fondamentale del mondo del lavoro, che mai aveva avuto accesso a tutele in situazioni di emergenza. Il terzo grande pilastro è costituito dal sostegno al sistema delle imprese e dalle misure fiscali contenute nel decreto in esame, che ha previsto un primo importante intervento sul versante della liquidità. Dal punto di vista economico e sociale siamo chiamati a fare due cose: garantire la continuità del reddito dei lavoratori e delle famiglie e garantire la sopravvivenza del sistema produttivo del Paese, che vuol dire garantire la liquidità alle imprese italiane, per permettere loro di reggere l’urto e di ripartire prima possibile. Nel decreto in esame gli interventi per la liquidità valgono oltre 350 miliardi di euro, tra il rafforzamento del Fondo per le piccole e medie imprese e la moratoria sui finanziamenti bancari. Sono 350 miliardi di euro, a cui si sono aggiunti, come noto, gli altri 400 miliardi di euro di finanziamenti garantiti previsti dal decreto liquidità, varato pochi giorni fa”, ha detto Misiani, sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze. cdn/AGIMEG

L’articolo DL Cura Italia, oggi in Assemblea il voto di fiducia. Misiani (Sottosegr. MEF): “Nel testo, primo importante intervento sul versante della liquidità alle imprese” proviene da AGIMEG, Agenzia Giornalistica sul Mercato del Gioco.

Fonte: https://www.agimeg.it/pp2/dl-cura-italia-in-assemblea-voto-fiducia-misiani-mef-liquidita-imprese

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