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Argentina, Caballero: “Mondiale? Eravamo senza identità”

Caballero

Tutto si può dire, meno che l’avventura dell’Argentina al Mondiale di Russia sia finita già agli ottavi contro la Francia futura campione a causa dell’avvicendamento tra i pali voluto dal ct Sampaoli, che dopo la clamorosa papera contro la Croazia ha giubilato Willy Caballero a favore del debuttante Franco Armani.

Il portiere del River Plate non ha fatto miracoli, ma riproporre il guardiano dei pali del Chelsea dopo quanto successo contro Modric e compagni sarebbe stato impossibile, alla luce anche delle critiche già feroci che stavano investendo Sampaoli.

Caballero è tornato su quei giorni difficili parlando ai microfoni di TyC Sports: “Ho sbagliato, purtroppo succede, come è capitato anche ad altri portieri nella storia del Mondiale. Ho colpito il prato ed è successa la catastrofe, ma non è stato un errore di concentrazione. Sono cose che non si possono controllare e cambiare, bisogna accettarle e conviverci”.

Il Mondiale dell’ex Manchester City è finito in quel momento, ma Caballero non se la prende con Sampaoli, bensì con la stampa, per gli attacchi subiti: “Non ho capito il perché di tutte quelle critiche, che non sono state irrispettose, ma eccessive, è stato superato un limite. La gente voleva Armani ed era comprensibile, ma a scegliere è stato unicamente l’allenatore. Non ho avuto nemmeno la possibilità di riscattarmi come avrei voluto, ma prima della gara con la Nigeria, Sampaoli ha avuto il coraggio di dirmi in faccia la sua scelta di sostituirmi con Armani. Una decisione che rispetto. Il gioco con i piedi? Ho imparato con Pellegrini e Guardiola giocando da difensore aggiunto, anche Sampaoli credeva che fosse una mossa giusta. Quello di giocare bene con i piedi è un extra per un portiere”.

Caballero, che ha conservato un ottimo rapporto con Armani (“Sapeva che avrebbe giocato al posto mio, prima della partita abbiamo parlato molto in stanza insieme”), riserva però una critica a Sampaoli per i troppi cambiamenti nelle formazioni da una partita all’altra: “Eravamo una squadra senza identità. I continui cambiamenti nell’undici titolare che non era mai fisso non ci hanno permesso di infondere timore ai nostri avversari”.

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