Antonio Candreva si racconta e lo fa in un’intervista al Corriere dello Sport. L’esterno dell’Inter ha parlato dell’attuale situazione del calcio italiano legata, inevitabilmente, all’emergenza coronavirus. Il classe 1987 ha ammesso di vivere in modo non proprio sereno questo momento anche a causa di una situazione familiare delicata.
EMERGENZA – “Se pensavo ad uno scenario simile guardando anche ciò che è accaduto in Cina? Sinceramente no. L’immagine simbolo? Quelle degli infermieri nei vari ospedali d’Italia con il volto segnato dalla fatica e dalle maschere di protezione. Davvero terribile. Voglio dire grazie per l’immenso coraggio che dimostrate ogni giorno, per la vostra dedizione, per i vostri sacrifici. Ce la faremo sicuramente. Ne usciremo più forti di prima”. Nonostante Candreva viva con la sua compagna a Milano, i suoi genitori si trovano altrove e il pensiero finisce per forza al resto della famiglia: “I miei parenti sono ancora a Roma e questa è la cosa che mi fa soffrire di più: non poter andare a trovare mio padre, che è malato da circa un anno, è davvero brutto. Il mio pensiero costante va a lui”.
CALCIO E PAURE – “La positività di Rugani ha messo paura anche a noi dell’Inter? Prima di tutto ero molto dispiaciuto per Daniele Rugani ma allo stesso tempo mi sono preoccupato per noi, anche se personalmente non lo avevo incrociato né in campo né negli spogliatoi. La mia preoccupazione più grande era quella di contagiare la mia famiglia. Mi sarei sentito tremendamente in colpa. Se rispettiamo le regole che ci vengono date non dobbiamo avere paura”.
SERIE A – Sulla possibile ripresa del campionato: “Finire a giugno o luglio? Sicuramente sarebbe un’esperienza nuova… Magari non ottimale visto il caldo e uno stop così lungo, ma vedremo. Scudetto? Parlare ora di scudetto, però, non mi sembra giusto: in questo momento il vero scudetto, per tutti, sarebbe vincere contro questo virus”, ha concluso Candreva.
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