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Dai fantomatici 98 miliardi evasi all’80% dei giocatori influenzati dalla pubblicità: anche il settore dei giochi vittima delle fake news

Le lobby del gioco d’azzardo hanno evaso 98 miliardi di euro, l’80% delle persone che hanno visto uno spot pubblicitario sul gioco si sono rovinate, il prossimo 10 agosto entrerà definitivamente in vigore il decreto dignità eliminando ogni pubblicità di giochi e scommesse. Nel web in cui tutti parlano di tutto, spesso senza neanche avere un minimo di competenza, è facile cadere in colossali ‘fake news’ e il settore del gioco non ne è immune. Anzi, la caccia alle streghe contro il ‘demone’ del gioco gonfia a dismisura tutto ciò che ruota intorno al settore.
La madre di tutte le ‘balle’ che circolano in rete è che la lobby delle slot negli anni abbia evaso 98 miliardi di euro. La vicenda delle cosiddette ‘maxi penali’ chieste dalla procura per il periodo 2004-2006 nasce da un’inchiesta della Guardi di Finanza che nel 2006 ha scoperto che decine di migliaia di apparecchi – in quegli anni il settore legale stava ampliandosi togliendo spazio a centinaia di migliaia di slot illegali gestite dalla criminalità – non erano collegate alla rete telematica dei Monopoli che registra le giocate e calcola il prelievo da destinare all’erario. La Corte dei Conti fece un calcolo puramente matematico in base alle penali stabilite dalla convenzione del 2004 (50 euro per ogni ora in cui una macchina non era collegata alla rete Sogei) concludendo che lo Stato subì un danno di circa 89 miliardi: smontata così subito la prima ‘fake news’, i 98 miliardi non sono mai esistiti. In primo grado la Corte dei Conti accerta gli illeciti e la mancanza di controllo, ma ritiene che il danno complessivo sofferto dall’erario sia effettivamente pari a 2,5 miliardi di euro (36 volte inferiori a quanto denunciato), da ‘spalmare’ sui dieci concessionari. Dunque – seconda fake news smontata – i quasi 90 miliardi iniziali non sono mai stati evasi, in quanto sanzioni così elevate innanzitutto sarebbero state sproporzionate rispetto al mercato e alla raccolta degli apparecchi, inoltre la cifra contestata è di gran lunga più bassa. Lo stesso ex colonnello Rapetto della Guardia di finanza, a capo dell’operazione che portò alla scoperta del mancato collegamento delle slot alla rete di Monopoli, a proposito di una interlocuzione con il dottor Marco Smiroldo, Procuratore regionale presso la Corte dei Conti incaricato delle indagini sulle presunte contestazioni addebitate ai concessionari di gioco lecito, avrebbe riferito testualmente “per quanto ho saputo in seguito dal Procuratore Smiroldo, gli accertamenti riguardanti il danno erariale per la presunta mancata riscossione del prelievo e del canone concessorio eseguiti dal Nucleo della GdF si sono conclusi evidenziando l’assenza di danno erariale” connesso al mancato versamento del PREU e del canone di concessione. Morale della favola, i 98 miliardi di euro non sono mai stati comminati come sanzione a nessuna società, né tantomeno sono stati evasi.

Altra clamorosa ‘fake news’ è che l’80% dei giovani è finito nella rete del gioco d’azzardo guardando uno spot pubblicitario in tv. Notizia rilanciata poche ore fa dallo stesso Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. In realtà, i numeri ufficiali dicono tutt’altro. Nel Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato nell’ottobre dello scorso anno, emerge chiaramente che solamente il 19,3% dei giocatori, che dichiara di aver notato la pubblicità di un gioco d’azzardo, ha scelto successivamente di giocarvi. Il restante 80,7% dichiara invece di non aver scelto di giocare in base alla pubblicità, che dunque non ha avuto alcun effetto di induzione al gioco. Fortemente ridimensionata dunque la tesi secondo cui la pubblicità va eliminata in quanto spinge la gente a giocare. Inoltre, il gioco problematico non riguarda la totalità di chi scommette, ma incide per il 3%, sempre secondo il Rapporto ISS, in linea con i dati mondiali. Ennesima ‘fake news’ quindi rivelatasi priva di fondamento.

Un’altra notizia che spopola in rete, ma che non corrisponde al vero, è che il prossimo 10 agosto entrerà in vigore il divieto assoluto di fare pubblicità in Italia. “Lo abbiamo promesso e lo faremo”, ha detto ieri il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, dimenticando forse che il divieto è già in vigore dallo scorso 14 luglio. Lo stop alla pubblicità di giochi e scommesse è infatti incluso nel Decreto Dignità pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 13 luglio 2018 e in vigore dal giorno successivo, fatte salve le deroghe per i contratti in essere che avrebbero potuto continuare ad avere effetto per un ulteriore anno. Domenica 14 luglio 2019 è dunque scaduto il termine ultimo e la pubblicità del gioco è definitivamente vietata nel nostro Paese da più di due settimane. Ad oggi infatti non circolano in tv o sui giornali pubblicità di giochi e scommesse. L’ennesima ‘fake news’ del 10 agosto è conseguenza del fatto che il Decreto Dignità, approvato alla Camera nel luglio dello scorso anno, a inizio agosto passò al Senato, dove nella giornata del 7 agosto 2018 – con 155 voti favorevoli, 125 contrari e 1 astenuto – è stato approvato senza nessuna modifica rispetto al testo licenziato dalla Camera dei Deputati. Ma gli effetti sono in vigore per l’appunto già da metà luglio. Smontata così l’ennesima ‘fake news’ nel mondo del gioco. Quello che però è vero è che lo stop alla pubblicità di giochi e scommesse porterà delle conseguenze economiche non indifferenti nel settore, come sottolineato dal Servizio Bilancio del Senato, che quantifica in circa 550 milioni di euro la perdita prevista di gettito dai giochi nel triennio 2019-2021. Nel dettaglio 147 milioni in meno nell’anno in corso e circa 200 milioni di euro nel 2020 e nel 2021. Ma la scure del divieto di pubblicità avrà forti ripercussioni anche sugli introiti pubblicitari, che saranno pari a 40-50 milioni di euro in meno nel 2019 con i contratti in essere che andranno in scadenza e a 60-70 milioni in meno a regime, a partire dal 2020. Inoltre il Decreto Dignità e lo stop alla pubblicità di giochi e scommesse mandano in fumo sponsorizzazioni e pubblicità in particolar modo legate al business del pallone. Basti pensare che solamente in Serie A le aziende di gioco investono 35 milioni di euro all’anno, che saranno completamente persi, dirottati su altri campionati europei, in cui non esiste divieto di sponsorizzazione, come Spagna o Inghilterra. E questa, purtroppo, non è una ‘fake news’. lp/AGIMEG

L’articolo Dai fantomatici 98 miliardi evasi all’80% dei giocatori influenzati dalla pubblicità: anche il settore dei giochi vittima delle fake news proviene da AGIMEG, Agenzia Giornalistica sul Mercato del Gioco.

Fonte: https://www.agimeg.it/politica/dai-fantomatici-98-miliardi-evasi-all80-dei-giocatori-influenzati-dalla-pubblicita-anche-il-settore-dei-giochi-vittima-delle-fake-news