Vai al contenuto

Divieto pubblicità giochi, cosa si può e non si può fare oggi in Italia

Si continua a parlare del divieto di pubblicità sul gioco in occasione dell’incontro annuale dello IAP. Ma sulla questione torna anche Antonio Nicita, uno dei commissari dell’Agcom, in un’intervista

Incontro annuale
Iap: ecco come si potrà fare pubblicità sul gioco in Italia

dal nostro inviato –
il tema della pubblicità sul gioco, dopo le linee guida proposte
dall’Agcom, verrà affrontato all’incontro annuale dello Iap,
l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, in corso di svolgimento
a Milano. Vincenzo Guggino, segretario generale dello Iap, ha
dichiarato ad Agimeg che presto ci sarà un incontro Iap-Agcom per la
corretta interpretazione delle suddette linee guida. Sono infatti
diversi i punti che si prestano a varie interpretazioni e quindi è
necessario fare chiarezza. Guggino ha anche evidenziato come una
pubblicità corretta e consapevole sia uno strumento importante a
tutela del consumatore. Oggi la pubblicità in Italia, dopo
l’intervento dell’Agcom, successivo a quanto proposto nel Decreto
Dignità del luglio scorso, è così regolata:

Resta vietata
qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, di sponsorizzazione,
o di comunicazione con contenuto commerciale del gioco con vincita in
denaro effettuata dagli influencer. Stop anche a gadget brandizzati.

Agcom ha stilato
però anche una serie di esclusioni dal divieto di pubblicità, che
mirano a rafforzare la tutela del consumatore, il contrasto al gap,
la comunicazione commerciale B2B, le fiere per gli operatori, le
comunicazioni sociali e l’utilizzo del marchio per identificare il
gioco legale. Eccole nel dettaglio:

“1. Stante la
ratio della norma – rafforzare la tutela del consumatore e
realizzare un più efficace contrasto del disturbo da gioco
patologico – esulano dal divieto:

– le comunicazioni
commerciali business to business, ivi incluse quelle diffuse sulla
stampa specializzata;

– l’organizzazione
di fiere sul gioco a pagamento destinate ai soli operatori di
settore;

– le comunicazioni
di responsabilità sociale di impresa, quali per esempio le campagne
informative sui giochi vietati in senso assoluto e su quelli ammessi
ma proibiti per i minori, sui fattori di rischio a cui sono esposti i
giocatori denominati “problematici”, sui valori legati al gioco
legale, di informativa sul gioco legale, sui rischi dell’usura
connessi al gioco patologico, l’attivazione di corsi di formazione
sulla ludopatia riservati agli operatori di gioco, la predisposizione
di cautele nei confronti del giocatore problematico (ad esempio
attraverso la creazione di piattaforme online dedicate agli utenti al
fine di offrire un aiuto nel caso di gioco compulsivo), senza
esposizione del marchio o del logo;

– le comunicazioni
“cause related marketing”, effettuata sotto forma di citazione
del concessionario quale finanziatore di un determinato progetto o
iniziativa di carattere sociale e benefico, senza esposizione del
marchio o del logo;

– l’utilizzo del
marchio che identifichi, oltre ai servizi giochi con vincite in
denaro o d’azzardo, ulteriori attività, aventi carattere autonomo,
purché non sussistano ambiguità circa l’oggetto della promozione
e in questa non compaiano elementi evocativi del gioco fatta
eccezione per la mera denominazione del fornitore;

– la televendita
di beni e servizi di gioco a pagamento qualora ricorrano entrambe le
seguenti condizioni:

a) l’offerta di
gioco a pagamento su mezzo televisivo rappresenti l’oggetto della
concessione per l’esercizio dell’attività di offerta del gioco a
pagamento rilasciata dall’Agenzia delle dogane e dei Monopoli;

b) la televendita
sia finalizzata esclusivamente alla conclusione del contratto di
gioco, consti della mera esecuzione del gioco stesso e non contenga
alcun riferimento né abbia natura promozionale. La valenza
promozionale della televendita è comunque presunta qualora la stessa
venga trasmessa all’interno di un palinsesto televisivo generalista
o semigeneralista.”

Guggino (Segr.
Gen. IAP) ad Agimeg: “Divieto di pubblicità rappresenta un rischio
potenziale, auspico che vi siano spazi di comunicazione per le
aziende concessionarie italiane”

dal nostro inviato –
“Il divieto di pubblicità è una legge italiana, quindi vale solo
in Italia. Noi, a nostra volta, come Istituto di autodisciplina
pubblicitaria, abbiamo competenza territoriale, quindi non possiamo
andare oltre il nostro territorio. E questo vale anche per Internet”.
E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Vincenzo Guggino, segretario
generale dello Iap, a margine del Rapporto di attività 2018 in corso
a Milano. “C’è un procedimento che si chiama ‘Cross-Border
Complaints System’ che consente, su segnalazione di un consumatore
straniero, di poter dialogare tra Istituti di autodisciplina
pubblicitaria. Con il digitale tutto diventa extra territoriale”.
Il divieto di pubblicità potrebbe essere addirittura un
peggioramento dell’attuale situazione, in quanto potenzialmente si
spingono i giocatori verso situazioni cross border. “Potenzialmente
sì – ha detto ancora Guggino – il mio auspicio è che ci siano
degli spazi di comunicazione anche per le aziende concessionarie
italiane”.

Barbuto (pres.
Iap) ad Agimeg: “Importante per una pubblicità sul gioco corretta
trovare accordo equilibrato tra legislatore, operatori e noi”

dal nostro inviato –
“Il nostro codice non è fare una battaglia contro il gioco, ma
fare una battaglia per la trasparenza e la chiarezza – ha
dichiarato ad Agimeg Mario Barbuto presidente dello IAP (Istituto di
autodisciplina pubblicitaria) a margine del Rapporto Iap attività
2018 -. Ad esempio non si può dire in una pubblicità ‘vinci
sicuro’. E soprattutto è importante tutelare i minori e i bambini.
Per la loro tutela c’è una priorità assoluta”, ha aggiunto.
“Come Iap tuteliamo i consumatori in base alle nostre regole che
devono essere conformi a quelle dello Stato. Operiamo in un quadro
legislativo mutevole, e dobbiamo mutare anche noi con i suoi
cambiamenti”, ha continuato. E alla domanda “il prossimo incontro
con Agcom dovrà chiarire le regole per il settore del gioco. C’è
il rischio che meno comunicazione pubblicitaria significhi meno
comunicazione informativa?”, Mario Barbuto ha risposto: “La
pubblicità fa il suo mestiere, il legislatore il suo e noi facciamo
il nostro attenendoci alle regole. Dobbiamo metterci tutti
d’accordo”.

Ferraris
(Università di Torino): “Privacy, tutela dei dati e delle
informazioni personali non sono una priorità per la gran parte delle
persone”

dal nostro inviato –
“La pubblicità serviva inizialmente a far conoscere i prodotti al
pubblico. Oggi l’obiettivo delle strategie pubblicitarie è
principalmente quello di conoscere il pubblico”. Con questa
affermazione provocatoria, che lui stesso ha definito una rivoluzione
digitale, Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica
all’Università di Torino, ha iniziato la sua relazione
all’incontro annuale dello Iap, Istituto autodisciplina
pubblicitaria, in corso alla triennale di Milano. “È per questa
ragione che oggi si pone l’accento soprattutto sulla privacy, la
tutela dei dati e delle informazioni personali. Ma, osservando il
comportamento della gente, si capisce che questa non è una priorità
per la gran parte delle persone. Basta fare un giro tra i social
network e i blog per vedere gente che si fotografa mezza nuda e mette
la propria vita privata esposta sulla Rete”.

Pubblicità
giochi, Guggino (seg. gen. IAP) ad Agimeg: “Presto un confronto con
AGCOM su come interpretare le linee guide. Bravi gli operatori di
gioco sulla correttezza della comunicazione”

dal nostro inviato –
“Abbiamo molto apprezzato le parole che il Segretario Generale
dello IAP, Vincenzo Guggino, ha rilasciato ad Agimeg dichiarando che
presto avranno incontro con Agcom per capire esattamente come
interpretare le linee guida sul divieto di pubblicità del gioco. Per
noi è fondamentale avere riferimenti chiari e corretti, capire a chi
rivolgerci e con quali modalità. Fino ad ora si seguiva un iter
molto ben chiaro e definito nelle operazioni di lancio di una
campagna. Ora, dopo il Decreto, tutto il settore è in fase di
attenta analisi e interpretazione delle linee guida”. E’ quanto
ha detto ad Agimeg Isabella Cattan, Marketing Director SKS365, a
margine del Rapporto Iap attività 2018 che si è svolto oggi a
Milano. “Le linee guida hanno in parte offerto chiarimenti
sull’attuazione delle disposizioni previste dal Decreto Dignità,
sebbene alcuni passaggi siano ancora da approfondire. Va comunque
molto apprezzato il lavoro compiuto dall’Agcom, in primis perché
ha aperto un dialogo con gli operatori del settore legale. Ci sono
state numerose audizioni e parte di questo lavoro è stato riportato
nelle linee guida. L’ideale sarebbe stato avere un confronto anche
precedente al momento dell’emissione del Decreto Dignità. Siamo
ovviamente aperti a un dibattito costruttivo e pronti a lavorare
insieme allo Iap e all’Agcom per tutelare gli interessi del
consumatore prima di tutto, degli operatori e del gioco legale. Di
sicuro dovremo approfondire il discorso riguardante il trattamento
dei dati dei nostri utenti. Capiamo la posizione però vorremmo
comprendere meglio i margini di manovra per tutelare la volontà
degli utenti”. Per quanto riguarda le sponsorizzazioni il problema
è più serio del previsto? “Il tema delle sponsorizzazioni è
delicato perché, a parte il calcio, ne traevano vantaggio anche
sport minori. Ne è un esempio il calcio a 5 di cui eravamo main
sponsor e che si troverà molte risorse in meno a sostegno di
un’attività che coinvolge tantissimi atleti ed atlete”. Per
quanto riguarda l’applicazione del divieto su Internet e lo stop
alla pubblicità per chi opera senza concessione italiana, Cattan ha
aggiunto: “E’ un tema importante, bisognerà attivare un
controllo capillare. I temi sono tanti: se parliamo di internet, o
anche di canali che possono essere social, o di Google, queste
aziende ci aiuteranno nel controllo? Confidiamo anche nelle
associazioni dei consumatori. Ma la falla potrebbe essere nella
difficoltà di inibire queste società. E’ un tema da affrontare
con Iap, Agcom e con le istituzioni. Questo Decreto deve tutelare il
consumatore e proteggere il gioco legale da quello illegale”, ha
concluso.

Nicita
(commissario Agcom): “Interpretazioni errate o forzate su linee
guida per la pubblicità sul gioco. I primi casi creeranno
“precedenti”. Ecco come interpretarle”

Sulle linee guida
dell’Agcom riguardanti il divieto di pubblicità sul gioco previste
dal Decreto Dignità, “ci sono state alcune interpretazioni errate
o forzate, in un senso o nell’altro. Dal punto di vista giuridico,
generalmente, funziona così: una norma stabilisce dei principi e
attribuisce l’enforcement a un’autorità. Poiché la norma è di
carattere generale, l’autorità emana un regolamento per
disciplinare i sotto casi e l’articolazione del presidio normativo,
anche per dare certezza giuridica ai soggetti interessati dalla
norma”. E’ quanto dichiarato da Antonio Nicita, Commissario
dell’Agcom in un’intervista al magazine Vita.it. “Da subito in
Agcom non siamo andati nella direzione di un regolamento – ha
continuato Nicita – ma “nella direzione delle Linee guida, dopo
una lunga e ricca consultazione”. “Date queste linee guida,
l’enforcement si realizzerà caso per caso, con opportune
correzioni di tiro, e si definirà in progress, in base alle
segnalazioni che arriveranno all’Agcom e che ci aiuteranno a
definire categorie di casi sempre più tipizzate”. Per quanto
riguarda le eccezioni, Nicita ha sottolineato che la prima è stata
valutata sulla “mera insegna. Qui si intende un’insegna che non
deve indurre al gioco, che non dovrebbe cioè costituire un elemento
di pubblicità al gioco d’azzardo”. La differenza tra pubblicità
e informazioni commerciali è la seconda eccezioni che però andrà
poi definita analizzando i casi ed i giochi. In generale però
bisogna “evitare che l’informazione sulle modalità e sulla
natura del gioco d’azzardo sia una forma occulta di pubblicità, ma
anche evitare che eliminando ogni tipo di informazione utile a
illustrare il tipo di gioco si finisca per sottrarre elementi
informativi essenziali a coloro che intendano comunque giocare.
Sappiamo bene quanto questa distinzione sia difficile e per questa
ragione abbiamo solo delineato il principio. Vietare la pubblicità –
ha continuato Nicita – non significa vietare il gioco e nemmeno
lasciare il giocatore senza informazioni ex-ante. Bisogna evitare
quella che gli economisti chiamano selezione avversa, lasciando senza
informazioni chi abbia deciso di giocare”. Per la distinzione tra
pubblicità e informazioni utili, Nicita ha sottolineato che le
informazioni commerciali sono su come si gioca, i rischi, le
probabilità di vincita. Conoscendo il gioco, si può decidere se
giocarci o meno. “E’ per questo che bisogna distinguere, in
concreto, i vari tipi di gioco e i vari casi”. Mentre infatti
l’informazione commerciale avviene prima che un utente scelga a
cosa giocare, perché si informa appunto del gioco, la pubblicità è
una comunicazione sintetica ed accattivante che avviene “ex ante,
si rivolge ad un pubblico indistinto che include soggetti che, in
assenza di richiami e segnalazioni, magari non avrebbero scelto di
giocare”. Per quanto riguarda il gioco fisico però, è difficile
stabilire se l’informazione commerciale sia arrivata prima o dopo
la richiesta del soggetto a riceverla. Per ogni tipologia di gioco,
quindi, bisognerebbe trovare “una soluzione concreta a questo
problema e tipizzarla, avendo in mente i principi stabiliti dalle
linee guida”. Secondo Nicita però le vincite esposte nelle
ricevitorie e nelle sale “non hanno contenuto informativo, in
quanto andrebbe detto allora quanti giocatori hanno perso. Si tratta
quindi sicuramente di forme di pubblicità, per quanto
auto-organizzate e pertanto sono escluse dalle linee guida”. La
questione è invece diversa per quanto riguarda le quote degli eventi
su cui si può scommettere esposte nelle sale scommesse, “luoghi
deputati a quello”. Il contesto, secondo Nicita è “rilevante.
Per quello che riguarda i luoghi specifici dedicati al gioco, varcata
una soglia, quindi avendo accettato di entrare in quell’ambiente
per giocare le informazioni a quel punto appaiono necessarie per il
gioco stesso”. Per quanto riguarda la tv, il problema si porrà per
“le trasmissioni televisive dedicate a giochi, anche quelle
peraltro molto variegate e differenziate, anche tra canali nazionali,
sui quali peraltro l’Autorità è già attiva con il proprio
monitoraggio, ed emittenti locali. O per le trasmissioni che, al loro
interno, hanno spazi dedicati alle scommesse”. Difficile però
bloccare completamente la pubblicità e per Nicita, una possibile
soluzione potrebbe essere quella di vietarla nei luoghi fisici
“generalisti”, mentre consentire quella di informazione, incluse
ad esempio le quote, nei luoghi specializzati. “Il caso si complica
laddove in luoghi “generalisti” siano previsti spazi
specializzati. Anche qui il tema, a normativa vigente, è evitare che
il divieto alla pubblicità si traduca in divieto al gioco”.
Secondo Nicita le soluzioni saranno sicuramente nei singoli casi. A
seguito di una segnalazione, l’Agcom valuterà il caso e si
pronuncerà creando una sorta di “precedente” da utilizzare poi
per il futuro. Nel caso però delle vincite segnalate ad esempio
nelle ricevitoria, la risposta di Agcom “non potrà che essere
negativa se l’informazione si configura come induzione o almeno
come informazione parziale. Nel caso della televisione, si dovrà
capire meglio il discrimine tra informazione e pubblicità che è
molto sottile secondo me, da sempre e non solo per i giochi”. Le
aree più problematiche rilevate dall’Agcom sono: “la questione
“pubblicità” e luogo fisico del gioco, in particolare sul tema
delle insegne. Abbiamo in questo caso trovato ragionevole che
un’insegna informativa di un locale di gioco non si configuri come
pubblicità, salvo ovviamente i casi contrari; la distinzione fra
pubblicità e modalità di gioco e fra informazione date ex posted ex
ante”; “le informazioni specifiche sulle scommesse, sia nei
luoghi “generalisti” sia nelle trasmissioni “generaliste”
devono essere monitorate e vanno capite e definite le specifiche
condizioni all’interno delle quali queste informazioni possono
essere date senza diventare tutt’altro, ovvero promozione e
pubblicità del gioco a un pubblico indistinto; le televendite”.
“In Italia questa categoria si è configurata, anche nei casi
storici affrontati da Agcom, come qualcosa di diverso rispetto alla
pubblicità e cioè come esecuzione di un contratto di
compravendita”. Per quanto riguarda l’indicizzazione sul web, “il
sito sponsorizzato è vietato, ma l’indicizzazione normale che non
sia il risultato di finanziamento dello sponsor non rientra in questo
caso”. Cercare un sito di gioco sui social e sui motori di ricerca
e trovarlo come risultato dell’algoritmo è una cosa normale che
non rientra nel divieto. Secondo quanto dichiarato a Vita.it da
Nicita, infine, le linee guida, in quanto tali, “possono evolvere
caso per caso. L’approccio è stato comunque quello di non aprire
varchi nel divieto, ma operare in chiave analitica tutti gli aspetti
evitando che divieto alla pubblicità significhi divieto o
impossibilità di gioco da un lato o divieto a fornire informazioni a
giocatori intenzionali potenziali dall’altro e poi lavorare caso
per caso, creando una serie di precedenti concreti e tipizzati che
permettano a tutti di orientarci meglio”.

Del Grosso (vice
pres. CNU-Agcom): “Confidiamo Autorità stani i “furbetti”
della pubblicità occulta sui giochi”

“Confidiamo che
l’Autorità sappia stanare i furbetti della pubblicità occulta,
almeno in tv”, “Bravo Antonio Nicita che ha cercato di fare
chiarezza su alcuni dubbi interpretativi delle norme”. E’ il
commento di Del Grosso, vice presidente del Consiglio Nazionale degli
Utenti di Agcom e membro Comitato Media e Minori, riguardo
all’approfondimento fatto da Antonio Nicita, commissario Agcom,
sulle linee guida del divieto di pubblicità sui giochi.

Zapponini (SGI)
ad Agimeg: “Agcom marca una linea chiara tra pubblicità
informativa e pubblicità di prodotto. Ora serve arrivare a una
riforma condivisa del settore”

“La nostra
valutazione sul principio ispiratore che portava al divieto totale,
al ‘total ban’, rimane negativa, tuttavia l’interpretazione
dell’Agcom ragionevolmente marca una linea chiara tra pubblicità
informativa e pubblicità di prodotto. Mi sembra si sia seguita una
strada ragionevole, le varie declinazioni vanno nello spirito
originario del legislatore, ovvero quello di rendere riconoscibile il
prodotto legale da quello illegale”. E’ quanto ha dichiarato ad
Agimeg Stefano Zapponini, Presidente di SGI, commentando le parole
del Commissario Agcom, Antonio Nicita, in merito alle linee guida
della pubblicità sul gioco. “Allo stesso modo, sarebbe stato
assurdo vietare la pubblicità sulla stampa specializzata, il che
avrebbe significato impedire totalmente la possibilità di parlare
del settore, mentre serve un’operazione di cultura dell’industria
del gioco, spostando l’asse sulla parte ludica piuttosto che su
quella economica, dando meno spazio a chi invece non ha questa
opzione e punta solamente sull’azzardo puro che genera
compulsività”. La disamina del Presidente di Sistema Gioco Italia
affronta anche la riforma del settore del gioco: “Il Decreto
dignità marca un carattere di urgenza ed è un fatto positivo,
definisce un termine temporale: mi limito a prendere atto che la
riforma va fatta, ma spesso la politica ha tempi non brevi, dettati
da situazioni congiunturali. Proprio nella giornata di ieri,
nell’assemblea di Confindustria, il Premier Conte ha condiviso la
questione di metodo dell’opportunità di uno scambio di punti di
vista e in questo confidiamo. Il Decreto parla di riforma, definisce
un termine ed è stata condivisa la necessità di scambiarsi punti
vista per arrivare a una riforma condivisa. Siamo in attesa di una
convocazione, quello che chiediamo per il nostro settore è la
normalità”, ha concluso.

Sbordoni (UTIS)
ad Agimeg: “Linee guida Agcom declinazione necessaria di una norma
che necessita di interpretazione applicative. Il gioco settore
importante che non va trattato in modo propagandistico”

“Le linee guida
Agcom rappresentano una declinazione necessaria di una norma che
necessita di una serie di interpretazione applicative. Credo che non
siano esaurite, vista la specificità della materia, ma vanno a
incidere su un settore che produce grande occupazione e volumi
importanti, e che merita di essere trattato in maniera non
propagandistica come invece spesso, specialmente ultimamente,
accade”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Stefano Sbordoni,
avvocato esperto di giochi e presidente del sindacato Utis,
commentando le parole del Commissario Agcom, Antonio Nicita, in
merito alle linee guida della pubblicità sul gioco. Più critico
invece nei confronti del Governo, in particolare sulla delega ai
giochi concessa ad Alessio Villarosa (M5S): “Se si danno deleghe
che siano sostanziali, altrimenti non si diano e si lasci l’attività
di normazione al legislatore, seppure negli ultimi anni discutibile.
Di fatto quando si afferma di voler combattere il gioco, si nega la
sostanza dell’oggetto della delega, mentre invece vorremmo che le
istituzioni facessero il loro lavoro”. “Credo che le
dichiarazioni da persecuzione come ‘staneremo i furbetti della
pubblicità’ siano pura propaganda, un argomento che non regge più
politicamente”, è invece il commento di Sbordoni sulle parole di
Del Grosso, vice presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti di
Agcom.

Pastorino (STS)
ad Agimeg: “Vietare esposizione delle vincite può creare un
problema impattante. Potrebbe essere una questione di trasparenza
prima che di informazione”

“Con le linee
guida emanate dall’Authority si è voluto ribadire il divieto
pubblicità in quanto tale, ma d’altra parte si è lasciato spazio
aperto all’informazione per il cliente. Il divieto totale avrebbe
infatti impedito di parlare di gioco, non favorendo il settore
legale, anzi generando confusione tra i giocatori”. E’ quanto ha
dichiarato ad Agimeg Giorgio Pastorino, presidente di STS,
commentando le parole del Commissario Agcom, Antonio Nicita, merito
alle linee guida in tema di pubblicità sul gioco. “Mi sembra che
il provvedimento si sia ispirato per molti versi a quanto accade per
il tabacco, dove l’insegna fuori dal negozio indica che si vende un
prodotto autorizzato e legale. Tutto ciò che è informazione deve
essere dato, ancor più quando il cliente è entrato in una sala con
l’intenzione di giocare”. Più problematico il divieto di esporre
le vincite nei locali, in quanto secondo il Commissario Nicita “si
tratta sicuramente di forme di pubblicità e pertanto sono escluse
dalle linee guida”. “Ciò puo’ creare un problema impattante –
ha detto Pastorino – non tanto per le vincite da esporre, quanto
per il fatto che spesso le stesse vincite vengono segnalate sui
terminali di gioco. Bisognerà quindi capire se questi messaggi
potranno continuare a passare, anche quelle sono informazioni, come
ad esempio l’entità di un jackpot. Credo che si tratti di una
questione di trasparenza, ancora prima che di informazione.
Altrimenti si potrebbe ingenerare un dubbio nel giocatore, che
potrebbe pensare che a un determinato gioco non si vince. E’ un
problema che mi auguro nel tempo possa essere risolto, ad oggi non
tutto è chiaro. Di certo con Agcom non è finita qui, ci sono mille
casistiche che andranno sicuramente affrontate di volta in volta”,
ha concluso Pastorino.

Pubblicità
gioco, Del Grosso (CNU Agcom): “Gli operatori di gioco non si
sentano perseguitati visto che l’azzardo rovina il 25% delle
famiglie italiane”

Continuano i
commenti intorno alle linee guida dell’Agcom riguardanti il divieto
di pubblicità sul gioco previste dal Decreto Dignità. Dopo
l’approfondimento fatto da Antonio Nicita, commissario Agcom,
Remigio Del Grosso, vice presidente del Consiglio Nazionale degli
Utenti di Agcom e membro Comitato Media e Minori, ha aggiunto
sull’argomento: “Agli esperti di gaming che si sentono
perseguitati, ricordo che circa il 25% delle famiglie rischia un
indebitamento estremo a causa del gioco d’azzardo, diventando
spesso soggette al racket dell’usura. E l’Istituto Superiore di
Sanità afferma che la pubblicità è perniciosa per giovani e
anziani”. (Ricordiamo che l’Istituto Superiore di Sanità ad
ottobre ha presentato una ricerca dove veniva evidenziato che: “I
giocatori problematici sono circa il 3%, circa 1,5 milioni”, ndr).

L’articolo Divieto pubblicità giochi, cosa si può e non si può fare oggi in Italia proviene da AGIMEG, Agenzia Giornalistica sul Mercato del Gioco.

Fonte: https://www.agimeg.it/pp2/divieto-pubblicita-giochi