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Ecco il manifesto del Comitato delle Donne in Gioco inviato a tutte le istituzioni

In vista della nuova manifestazione per la riapertura delle sale da gioco – che si terrà oggi pomeriggio a piazza Montecitorio a Roma – il Comitato delle Donne in Gioco ha redatto un manifesto e lo ha inviato alle Amministrazioni interessate. Nel testo, non solo rivendica la dignità e la professionalità delle persone che lavorano nel sale, ma ricorda anche quali sono le problematiche che affliggono il settore, dalle chiusure disposte per rallentare la diffusione del Covid, all’ostracismo deciso dalle banche, fino alla crescita vertiginosa del prelievo fiscale. Ecco il testo completo:
Il Comparto del gioco pubblico (o”legale”) agisce in conformità alle leggi dello Stato che affida ai concessionari, ed ai molti operatori, il compito di gestire il gioco sotto la costante sorveglianza degli enti preposti tra cui, in primis, l’Agenzia delle Dogane e Monopoli. Siamo quindi un braccio operativo dello Stato.
Da troppo tempo il Comparto subisce ogni sorta di demagogia politica coinvolgendo tutti gli operatori (la c.d. filiera del gioco), spesso additati con epiteti offensivi. La verità invece è che all’interno del settore sono riconoscibili e inconfutabili oramai, un alto grado di professionalità, grande spirito di sacrificio, smisurata tolleranza e senso di responsabilità, ricerca tecnologica, occupazione e presidio capillare sul territorio contro il gioco illegale.
I sacrifici del comparto durano da troppi anni; ad esempio nel 2009 furono fissate per leggi i parametri di tassazione (PREU etc) poi triplicati ed oggi, oltre gli investimenti per le sanificazione, le perdite dovute alla pandemia. Le conseguenze sono devastanti per gli oltre 150 mila addetti e per la fiducia (sfiducia) degli investitori internazionali che hanno creduto nel sistema gioco regolamentato in Italia. Sono stati anche introdotti obblighi per aggiornamenti tecnologici, canoni eccessivi per la proroga delle concessioni, divieti di pubblicità e di sponsorizzazioni (questi ultimi anche a scapito dello sport), limitazioni agli ingressi con obbligo di tessera sanitaria, distanziometri vari etc.
A questo si aggiungano i tristemente (oramai) noti “Codici Etici “adottati dagli Istituti Bancari che negano (e in taluni casi chiudono quelli in essere) agli operatori l’apertura di conti correnti necessari allo svolgimento delle attività.
L’impatto sociale è devastante, ed ancora di più per il mondo femminile che con tanti sacrifici ha visto crescere ed affermare la propria presenza. Tutto svanisce ed i sacrifici rischiano di vanificarsi per i pregiudizi e per la poca considerazione di una industria nazionale che dovrebbe esser difesa, alla pari con altre, dallo Stato a cui si è creduto.
La consacrazione di una identità scevra da ogni condizionamento per restituire la dignità di un lavoro, che nulla ha da invidiare ad altri, deve essere riconosciuta in uno stato di diritto. L’idea di costituirsi in Comitato per difendere il lavoro femminile (che come sappiamo è preponderante) all’interno del Comparto Gioco altro non è che un “nuovo” tentativo di proteggere il settore intero ed i principi costituzionali di rispetto indiscriminato per il lavoro.
La discriminazione che il settore del gioco pubblico subisce e continua a subire si è acuita nella fase pandemica dove la sospensione delle attività (solamente quelle “fisiche” come sale giochi, bingo e scommesse chiuse ad oltranza) non si basa su alcuna evidenza scientifica e, soprattutto, ignorando la totale conformità ai protocolli sanitari attuati con notevoli sacrifici per gli operatori. Siamo in sicurezza, non vi è rischio di assembramenti (mai stati anche in tempi ordinari) e i controlli sono capillari e la sicurezza garantita.
Oggi, in piena emergenza sanitaria da Covid – 19, stiamo assistendo anche ad una discriminazione endogena che aggrava la condizione (già critica) del comparto. E’ irragionevole che, al di là del gioco on line, all’interno del medesimo segmento (c.d. Gioco Fisico) siano consentite alcune attività (Lotto , Superenalotto, Gratta &Vinci) e si escludono le altre.
Equilibrio. Lo Stato dovrebbe trovare il sano equilibrio tra gli attori del Gioco Pubblico, soprattutto, garantendo il corretto svolgimento del gioco. Laddove non si avverta, in un assunto e necessario intervento statale in tale campo, la certezza dell’applicazione e del rispetto della regola, il Gioco non c’è.
Il recente rapporto COPREGI (Comitato per la prevenzione e repressione del gioco legale) ha evidenziato che in poco più di 6 mesi vi è stato un vero e proprio boom delle scommesse clandestine, sono state chiuse 250 sale illegali, chiuse un centinaio di bische clandestine sequestrate oltre 2000 macchinette illegali. Ciò ha dirottato circa 22 miliardi nella illegalità con una perdita per lo stato di circa 4,5 miliardi. La sintesi è che il “proibizionismo” verso il gioco fisico, e verso il gioco in generale, non solo produce redditi esentasse per la criminalità ma sottrae risorse alla collettività che tanto sarebbero utili soprattutto in questo momento di crisi profonda. Ci auguriamo che il nuovo Governo, che fin ora ha dimostrato ottime doti di equilibrio, affronti con serenità, e con la urgenza del caso, la richiesta di riapertura delle attività del gioco pubblico che avverrà nel totale rispetto delle normative sanitarie di sicurezza.
A ciò si aggiunge l’auspicio che si arrivi presto a potersi confrontare per una razionalizzazione delle tante norme riguardanti il settore del gioco pubblico, spesso contraddittorie a livello regionale e comunale.
Ascoltateci per favore.
lp/AGIMEG

Autore: gioel
Fonte:https://www.agimeg.it/politica/ecco-manifesto-comitato-donne-in-gioco-inviato-a-tutte-istituzioni

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