Un vero e proprio puzzle investigativo che la Procura di Palermo pare stia componendo tassello dopo tassello.
L’inchiesta sui conti del Palermo Calcio che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di ben nove soggetti, tra cui il patron rosanero Maurizio Zamparini con il figlio ed i più stretti collaboratori, oltre a svariati liberi professionisti e per ultimo anche il presidente del club siciliano Giovanni Giammarva, si snoda su fronti sempre più vasti ed articolati. Le ipotesi di reato formulate a carico del patron, ed in parte di riflesso anche della società rosanero, sono di una qual certa rilevanza, dall’appropriazione indebita al riciclaggio ed autoriciclaggio, dal falso in bilancio alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, dalle false comunicazioni sociali all’ostacolo alla funzione di vigilanza degli organi competenti. Un quadro pesante sostenuto, a dire dei magistrati, da gravi indizi di colpevolezza.
Ulteriori dettagli sulla spinosa vicenda sono illustrati minuziosamente sull’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”. Di seguito uno stralcio che ricostruisce fedelmente alcuni contorni dell’indagine tutt’ora in corso.
“Nomi che tornano, incroci di circostanze tra indagini. Palermo e Udinese unite da inchieste e sospetti, presunti prestanome e uomini di fiducia comuni, per diverse evasioni fiscali attribuite ai due club e ai loro patron. Supporto che sarebbe assicurato da «un gruppo organizzato di grande rilievo criminale»: così lo definiscono gli inquirenti palermitani, con riferimento agli accertamenti svolti in parallelo a Udine, sul presidente del club bianconero, Gianpaolo Pozzo. Un gruppo che, si legge nel decreto di sequestro a 1.135.077,74 euro al Palermo, e di 9.993, eseguito contra il solo Zamparini, «ha offerto i propri servizi a clienti del calibro di Pozzo e Zamparini, cioè al gotha del calcio italiano. Il gotha. Non è termine esagerato: Zamparini, sebbene teoricamente defilato, con la cessione della presidenza a Paul Baccaglini prima e a Giovanni Giammarva poi, è stato ed è ancora il vero dominus della società di viale del Fante. Cosa da lui apertamente rivendicata al telefono, il 3 maggio scorso, dopo avere apparentemente lasciato tutte le cariche a Giammarva: «lo rimango il patron». Se dunque è e resta vero presidente, l’uomo-chiave dell’inchiesta sul Palermo, gli accertamenti del Nucleo di Polizia economico-finanziaria e del Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza si concentrano sulla sua figura e per questo hanno avuto un respiro transnazionale: gran parte dell’affare Mepal, l’azienda fantasma (per ammissione dello stesso Zamparini) che, grazie alla cessione del marchio, avrebbe consentito la realizzazione di una plusvalenza da 26 milioni, e stato realizzato, scrivono gli investigatori, grazie al «contributo di un gruppo transnazionale, composto da soggetti italiani e lussemburghesi». […]”.
Fonte: http://www.mediagol.it/palermo/inchiesta-palermo-calcio-la-procura-un-gruppo-di-rilievo-criminale-ha-offerto-i-propri-servizi-a-zamparini/