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Juventus, Allegri: “Razzismo da sconfiggere, ma fermare le partite non serve”

(Getty Images)

Max Allegri ha tuonato. Ed ecco scatenarsi l’inferno… I fatti di Inter-Napoli hanno seguito di poche ore le dichiarazioni di fuoco del tecnico della Juventus dopo il pareggio di Bergamo.

Il destinatario delle parole dell’allenatore livornese era ben chiaro e alla vigilia della partita contro la Sampdoria Allegri ha ribadito il concetto: “Il presidente federale ha preso una posizione. Purtroppo io a Bergamo ho parlato di cose che poi si sono verificate la sera, ma l’unico modo per sconfiggere tutto questo è fare, non chiacchierare, e poi essere più responsabili nelle dichiarazioni, usare un briciolo di intelligenza per non alimentare l’esasperazione che già c’è. Io comunque faccio l’allenatore in campo, ci sono gli organi che devono decidere e speriamo che sia la volta buona per prendere misure preventive.

Chiara la presa di posizione sul tema del giorno: ‘Fermarsi o no in caso di cori razzisti?’: “Bisogna entrare nelle scuole e educare i bambini. Non siamo noi e nemmeno l’arbitro a poter fermare una partita, solo l’ordine pubblico. Detto questo non tollero nessuna forma di razzismo e di insulto nei confronti anche dei morti e delle tragedie che sono successe, ma purtroppo in Italia abbiamo perso un po’ della nostra educazione e rispetto. I problemi non si risolvono chiudendo gli stadi. Poi dopo due mesi che si fa? Negli stadi c’è la tecnologia, la si usi per acchiappare quello che fa casino e non farlo più entrare allo stadio.

Poi sulla partita contro la Samp: “Matuidi e Benatia ci sono e rientra anche Bernardeschi. Sarà una partita difficile, la Sampdoria è in un grande momento, è addirittura in lotta per la Champions League, ma dobbiamo vincere e chiudere bene l’anno prima di goderci le vacanze. A Bergamo abbiamo fatto una bella partita, in 10 per 45 minuti contro l’Atalanta non era semplice e abbiamo chiuso in crescendo. Sento parlare di Juve in crisi, forse il panettone è andato di traverso. Se si scherza forse lo posso accettare…

Secca la risposta a chi gli chiede se i veleni del calcio italiano possano spingerlo all’estero: “Qui sto bene e comunque siamo ancora a dicembre… Voglia di andare via? No, semmai di mettermi a disposizione per cercare di trasmettere non solo a mio figlio di sette anni, ma anche agli altri, un po’ di educazione”.

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