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Milan, Scaroni: “Elliott vuole riportare in alto il club entro 3-5 anni. Lo scudetto? La Champions attira di più…”

Scaroni

Il presidente del Milan, Paolo Scaroni, ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, nella quale ha toccato punti chiave sul futuro a breve-medio termine della società rossonera, tornando anche sulla fine dell’era cinese.

I PIANI DI ELLIOTT – “Sono entrato nel Cda su segnalazione di Elliott e già all’epoca mi fu detto che se loro fossero mai diventati proprietari del Milan, avrebbero potuto pensare a me come presidente. Io diedi la mia disponibilità, anche se all’epoca era difficile pensare che sarebbe potuto capitare davvero. A Elliott interessa che il Milan torni a essere quel Milan che ha fatto innamorare 400 milioni di persone in tutto il mondo, Paul e Gordon Singer sono grandi appassionati di calcio. Hanno un disegno a 3-5 anni. Lo scudetto? La Champions interessa di più… Il Milan fatturava 200-210 milioni nel 2003 e oggi siamo ancora alla stessa cifra. Nel frattempo Real, United e City sono aumentati di quattro volte. Soldi e risultati sportivi devono avanzare insieme. Il Milan è un club finanziariamente solido, lo stato patrimoniale è a posto, ma abbiamo i vincoli del Fair play finanziario: non basta più avere i soldi, bisogna poterli mettere. Noi in termini sportivi abbiamo fatto un grande passo avanti portando al Milan Leonardo e Maldini, che sono persone di qualità, espertissime, grandi amanti e conoscitori del club. Ti danno un rassicurante senso di casa.

MISTERO CINESE – Lungo e accorato lo sfogo di Scaroni sull’epilogo della gestione precedente. Da Yonghong Li a Han Li fino a Fassone, ce n’è per tutti: “Nel Milan cinese non ha funzionato il continuo tira e molla sui soldi, si passava il tempo a parlare di milioni mancanti e certe cose arrivano fino allo spogliatoio. I famosi ultimi 32 milioni dovevamo averli per forza perché se non fossero stati messi non avremmo potuto iscriverci al campionato: come fa un club come il Milan a campare in questo modo? Si crea un senso di precarietà deleterio per tutti. Poi Leonardo e Maldini hanno smontato molto di ciò che era stato allestito. Un motivo ci sarà pure. Quando l’ultimo aumento non è andato a buon fine è stata una sorpresa per tutti. Sorpresa doppia: che non avesse il denaro, e che non abbia cercato di vendere il club ai potenziali acquirenti. E così mi sono ritrovato presidente in modo del tutto inatteso. Per me il comportamento di Mister Li è inspiegabile: un signore che fa un piano e non rispetta il suo stesso piano. Yonghong Li è un punto interrogativo che non è stato evaso e che forse non lo sarà mai. L’ho visto tre volte nella mia vita, non gli ho mai parlato perché non parla nessuna lingua a parte il cantonese. Fassone? Parecchie cose non le abbiamo condivise e parecchie di queste le ho viste dopo, perché non venivano portate nel Cda. Molte sue scelte mi sembravano sbagliate”.

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