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Rocchi: “Var un vantaggio, ma bisogna migliorare”. E quel retroscena su Maldini…

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Ha diretto oltre duecento partite di Serie A e 80 gare nella lega cadetta, Gianluca Rocchi è senza dubbio tra i migliori arbitri italiani ed internazionali. Intervisato da Repubblica, il fischietto di Firenze ha parlato di Var e del suo utilizzo soffermandosi in modo particolare sulle problematiche che insorgono durante il suo impiego. Il direttore di gara, poi, ha anche raccontato un retroscena curioso che ricorda molto volentieri e che riguarda un ex calciatore del Milan.

VAR – “Ho fatto quattro derby di Roma col cappio al collo, stavo tre notti sveglio: prima durante e dopo. Gli ultimi due invece, col Var, me li sono goduti. Non c’è arbitro che possa essere contrario“. Sull’approccio: “Il mio obiettivo è non usare la tecnologia: cerco di non averne bisogno, di recente ci son riuscito. Ma so che se devo usarla, mi ripara un errore. È un vantaggio, se lo vedi come un muro lo userai sempre male”.

PROBLEMI – “Il vero problema è la linea di intervento. Su questo, tutti ci lasciamo le penne: a volte sei troppo interventista, altre troppo poco. Da Var puoi creare una tensione all’arbitro o puoi levargliela. Ma nella cabina sei solo, con un assistente, ed è difficile capire il momento. Nei raduni ci diciamo sempre che il Var non deve essere amico dell’arbitro. Se gli vuoi bene rischi inconsciamente di non volergli far fare una figuraccia e non correggi un errore che potrebbe salvargli la partita. Ma il Var non è la moviola: deve riparare il chiaro errore, non infilarsi in situazioni discutibili”. Sul ruolo di video-assistant referee: “L’arbitro lo faccio da 30 anni, è la cosa con cui sono cresciuto: vai d’istinto, devi fidarti dell’impressione. Il Var è concettualmente l’opposto: vedi una cosa e poi fai una ricerca analitica, quasi maniacale su telecamere e angolazioni per trovare ciò che non hai visto. Un classico errore da Var, e mi è successo, è che vedi una cosa e dici: rigore. E se l’operatore non è bravo a darti subito l’immagine con l’angolazione giusta per valutare da un’altra prospettiva, puoi sbagliare. I Var migliori sono quelli che riescono ad andare alla ricerca di queste cose qui”.

ERRORI – Sul chiaro ed evidente errore nuova formula inserita nel regolamento: “Evidente non aggiunge nulla, rafforza il concetto. Ma ciò che per me può non essere chiaro errore magari per l’allenatore o il tifoso lo è perché gli cambia la partita. È la soggettività”. Sui falli di mano: “Il regolamento oggi parla di volontarietà e io devo seguire quello. Ma se lo stesso intervento per me è volontario e per un mio collega no, chi ha ragione? Tutti e due, o nessuno. Così chi vuol far polemica ci si inserisce facilmente”.

RETROSCENA -Sui giocatori più difficili da arbitrare: “Chi esaspera: non i simulatori, ma chi crea tensioni dove non ci sono“. E poi una curiosità simpatica del passato: “Il calciatore più leale mai arbitrato? Maldini, forse la mia prima a San Siro. Fischio un fallo contro il Milan, i giocatori mi vengono contro e lui: ragazzi tranquilli, ha visto bene”.

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